Fonteblanda

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Fonteblanda                         Fonteblanda fra antico e presente

 

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fonteblanda  -  morellino

 

Fonteblanda, secondo la tradizione popolare, deriverebbe da una sorgente di acqua dolce, "blanda" nei pressi del vecchio tracciato dell'Aurelia, secondo taluni studiosi invece, esso sarebbe la corruzione di Fontebranda toponimo noto, basti ricordare la celebre Fontebranda di Siena che nel Medioevo rappresentava il più importante serbatoio idrico della città. Per secoli le terre attorno a Fonteblanda e Talamone furono paludose e preda della malaria e soltanto con le prime bonifiche a fine '800 questi luoghi tornarono a ripopolarsi. Oggigiorno Fonteblanda, grazie all'agricoltura e soprattutto al turismo (spiagge dell'Osa e della Puntata, campeggi nella pineta, gite ed escursioni ai monti dell'Uccellina, turismo equestre e pesca-turismo) è in forte espansione. Sulla via Montianese, prima dell'incrocio con la vecchia Aurelia si può notare una casetta in pietra, Casa Nizzi, risalente al 1838 e quindi appartenente al primo nucleo dell'abitato moderno. La stazione di Talamone a ovest del paese di Fonteblanda è stata costruita sulla linea Orbetello - Grosseto nel 1861. La chiesa, del 1952, è dedicata a Santa Maria Goretti, la santa delle paludi. La moderna Fonteblanda è dotata di negozi, banca, farmacia e campo sportivo ed è servita dalla ferrovia e dagli autobus della RAMA per Orbetello, Talamone, Grosseto, Siena e Firenze. Conta su alberghi, ristoranti, trattorie, pizzerie, bar, camping, agriturismo.

Il territorio di Fonteblanda è stato abitato fin dalla prima età del ferro  come dimostrano alcuni reperti trovati in località Bengodi. Al tempo degli Etruschi e dei Romani l'antico porto di Talamone si trovava in effetti sul versante di Talamonaccio e di Bengodi. In quest'ultima località vi è stata una necropoli, presumibilmente risalente al II secolo d.C. Da un cimitero romano della zona proviene quasi per certo un bracciale di bronzo, ornato di rombi e tenaglie (tipo Bengodi). Nel 1877 Jader Vivarelli costruì a Bengodi una villa, ora conosciuta come Villa Armenti (proprietà privata): in un muretto al di sotto di questa villa venne inserito un frammento marmoreo sepolcrale di epoca imperiale ritrovato prima del 1865. In tale frammento è riportata un'iscrizione in cui Lucio Tettio Primizie ricorda la moglie Cosconia Lea con la quale aveva felicemente vissuto 21 anni. Dopo le lotte fra Etruschi e Romani (III sec. a.C.), le distruzioni ad opera di Silla che perseguitò le popolazioni locali fedeli all'avversario Mario (80-79 a.C.), durante l'epoca imperiale romana, la popolazione della zona, ormai pacificata, si raccolse attorno ad alcune grandi ville agricole (Villa Le Terme sulla S.P.1 per Talamone). Seguirono i saccheggi dei Goti (V secolo d.C.) e il dominio longobardo (IX secolo d.C.). Nel Medioevo questa parte della Maremma fu sottoposta alla potente famiglia Aldobrandeschi, quindi passò sotto la dominazione di Siena (fine XIII sec.) e nel 1557 entrò a far parte dello Stato dei Presidi sotto la Spagna, che attraverso varie vicende cessò definitivamente di esistere nel 1801. Il territorio infine fece parte del Granducato di Toscana fino alla sua dissoluzione e all'unità d'Italia.

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